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Lombalgia cronica

Per curare veramente il mal di schiena cronico o lombalgia cronica è necessario partire da dati certi e sfatare i falsi miti.

L’80% della popolazione almeno una volta nella vita sperimenterà mal di schiena. Fortunatamente però il mal di schiena è un male autolimitante che si risolve in oltre il 90% dei pazienti in un periodo variabile tra una settimana e i due mesi.

Questo è ciò che sappiamo da numerose ricerche scientifiche eseguite in tutto il mondo. 

La vera sfida per il mal di schiena è quindi la cronicizzazione del disturbo. Se soffri di mal di schiena da pochi giorni potrà esserti utile leggere l’articolo dedicato al mal di schiena acuto, se invece soffri di un disturbo persistente stai leggendo l’articolo più giusto per te. Circa il 30% dei soggetti, che hanno avuto un episodio di mal di schiena, avrà infatti altri episodi che produrranno dolore e assenze dal lavoro.

È interessante notare che, nonostante disponiamo oggi di strumentazioni estremamente sensibili dal punto di vista diagnostico e terapeutico il mal di schiena si sta diffondendo sempre di più nelle culture occidentali. Questo ci fa comprendere che forse, fino ad oggi, ci siamo mossi nella direzione sbagliata.

Per comprendere come evitare la cronicizzazione dei sintomi e ritrovare il benessere è importante sfatare molti dei luoghi comuni sul mal di schiena. Per farlo è necessario tornare alle origini dove questi luoghi comuni si sono creati.

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Sfatiamo qualche mito

Nella pratica medica, al primo episodio di mal di schiena si era soliti ricorre a radiografie o alla risonanza magnetica per comprendere cosa ci fosse che non andava.

Questo era il modello medicale, utilizzato fino a qualche anno fa, e che voleva che:

FALSO LUOGO COMUNE: ogni dolore fosse necessariamente legato ad un danno tissutale 👎

Successivamente, le cose sono cambiate principalmente grazie a 2 osservazioni.

La prima, nasce da uno studio scientifico in cui persone asintomatiche di ogni fascia d’età venivano sottoposte a risonanza magnetica. Dai referti si poteva evincere che :

Avere alterazioni anatomiche, senza avere dolore, era perfettamente normale.

Questa prima osservazione ci ha fatto cambiare completamente prospettiva rispetto al dolore lombare ovvero:

Protusioni, bulging discali, degenerazioni artrosiche e ernie non sono quasi mai il motivo del persistere del dolore👍.

La seconda osservazione è che i pazienti sperimentano periodi di benessere intervallati a momenti meno positivi. Le alterazioni anatomiche sono situazioni stabili quindi com’è possibile che ci sia un’alternanza così spiccata? La risposta, ancora una volta, è da ritrovarsi nel fatto che:

Le Alterazioni anatomiche non giustificano il perpetrarsi del dolore👍.

Adesso desidero aiutarti a comprendere com’è nato questo falso luogo comune.

Negli anni 70, l’introduzione della risonanza magnetica, ha fatto fare un passo avanti importante nella diagnostica di molte patologie come ad esempio le patologie oncologiche.

I pazienti, che soffrivano di mal di schiena persistente, furono sottoposti a risonanza magnetica per scoprire cosa ci fosse che potesse giustificare la sintomatologia. A quel punto, ogni variazione dalla normale anatomia, è stata considerata l’origine del problema. Per fare un parallelismo che può aiutare a comprendere la situazione possiamo dire che è stato condannato qualcuno senza un regolare processo. È si perché nessuno si prese la briga di confermare che quella alterazione anatomica fosse alla base dell’origine dei sintomi.

Da allora si è sparsa la convinzione errata che: se hai un problema alla schiena vuole dire che ci deve essere qualcosa fuori posto, qualcosa che non va nella tua colonna👎.

Come ripeto gli studi più moderni dicono che è normale avere alterazioni anatomiche nella spina dorsale e nonostante ciò si può vivere una vita in pienezza senza dolore.

Quali sono stati gli effetti di questa falsa convinzione? Che, ai pazienti, si sono comunicate cose come: “Siccome hai una protusione è meglio che eviti di caricare la colonna” oppure “La tua sembra una colonna di un ottantenne, meglio che stai a riposo”. Questo ha creato nei pazienti un comportamento di evitamento di alcune attività normali.

In qualche modo possiamo dire che questa falsa credenza ha creato paura di movimento nei pazienti. Ad esempio molti soggetti che hanno mal di schiena smettono di piegarsi in avanti per paura di bloccarsi nuovamente, smettono di sollevare pesi perché farlo li spaventa e quindi si limitano in quelle che potrebbero essere le normali funzioni. L’evitamento produce anche indebolimento perché i muscoli smettono di lavorare e il livello di salute della colonna vertebrale, diminuisce.

Forse ti ritrovi in questa brutta storia o conosci qualcuno che ci si ritrova, vero? Fortunatamente le cose stanno in maniera diversa e adesso che ti ho aiutato a dissolvere le false credenze, possiamo mettere le basi di un modo nuovo di vedere il mal di schiena, basato sulle più recenti acquisizioni scientifiche, e che è sicuramente la via maestra verso il recupero dalla  cronicità.

COSA PUOI FARE PER EVITARE LA CRONICIZZAZIONE

1-Mantieniti attivo. Gli studi ci dicono infatti che le persone che evitano di stare a letto e che si impegnano ad avere una vita normale sono quelle che ad un mese dal blocco stanno sicuramente meglio.

2-Rimani tranquillo. Come ti ho spiegato non vi è una relazione tra danno e dolore quindi impegnati a vivere la tua vita in maniera normale e vedrai che tutto andrà per il meglio.

3-Non cercare informazioni su internet. Non so per quale ragione ma le persone amano pubblicare soprattutto notizie tragiche, forse perché fanno più spettacolo o perché cercano di essere compatiti, mentre invece in pochi raccontano che sono guariti, che stanno bene e che sono tornati a fare la vita che hanno sempre fatto. Se proprio vuoi delle informazioni corrette, recati da dei professionisti che sono in grado di aiutarti. Noi, ad esempio, offriamo una valutazione gratuita, proprio per dissolvere i dubbi dei pazienti e per fornire informazioni di qualità.

4-Non fare esami come la risonanza magnetica a meno che non ti sia prescritta da un professionista. Spenderesti soldi inutilmente.

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IL PERCORSO RIABILITATIVO SPECIALISTICO DI MEDBEN PER IL MAL DI SCHIENA CRONICO

Se il tuo mal di schiena già persiste da molto tempo, è sicuramente il momento di recarsi da un professionista. Il nostro Percorso Riabilitativo Specialistico per il mal di schiena prevede una valutazione iniziale in cui il fisioterapista esegue lo screening delle RED FLAGS. Questo sono dei segni o sintomi che ci fermano come farebbe un semaforo rosso e ci dicono che il paziente deve fare una qualche indagine diagnostica per escludere patologie più complesse.

A noi come a te, interessa prima di tutto escludere patologie maggiori.

 

Nella stessa seduta facciamo domande sulla storia del sintomo e eseguiamo dei test di movimento per comprendere al meglio la patologia. Cerchiamo inoltre di rassicurare il paziente perché sappiamo che il dolore non è la mera espressione del danno anzi, i fattori cognitivi ed emozionali giocano un ruolo fondamentale specie quando è passato molto tempo dall’origine dei sintomi.

 

Un paziente sereno percepisce meno dolore ed è meglio disposto a muoversi perché ha finalmente compreso che: avere dolore, non vuole dire necessariamente che qualcosa si sta rompendo.

 

Il nostro Percorso Riabilitativo Specialistico prosegue con delle sedute integrate che lavorano contemporaneamente sul dolore e sulla capacità di esprimere movimento. Riabilitare non vuol dire solo togliere il dolore ma significa rendere abili nuovamente quindi, far tornare le persone ad avere la vita che facevano prima che la patologia si instaurasse.

 

Una parte fondamentale del recupero è svolta dagli esercizi.

 

Avere mal di schiena ricorrente vuole dire che la “riserva di salute” della tua schiena è limitata e quindi la macchina si ferma spesso. Gli esercizi sono il distributore del carburante che fa fare tanti chilometri senza mai fermarsi. Gli esercizi andranno svolti gradualmente per avere un recupero ottimale. Molti pazienti non dosano bene le loro energie e questo può condurre allo sviluppo di nuovo dolore. Inoltre il fatto che si dosino male gli esercizi rinforza la convinzione errata che il movimento faccia male. Il piano di recupero deve essere graduale tenendo conto delle effettive capacità del paziente ed essere graduato nel tempo.

 

Se hai effettuato altri percorsi e nn hai trovato la soluzione forse è perché l’approccio è stato troppo passivo e il lavoro manuale o strumentale del fisioterapista, non è stato affiancato dal giusto programma di movimento. Gli americani dicono: “Motion is the lotion”, ovvero che il movimento è il balsamo che lubrifica le articolazioni e i muscoli ridando il benessere.

 

Se vuoi risolvere finalmente il tuo mal di schiena ti aspettiamo presso il nostro studio per effettuare una valutazione gratuita.

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