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Osteonecrosi ginocchio:

Osteonecrosi ginocchioNell’ambito dello studio e approfondimento della Gonalgia abbiamo creato una serie di articoli di approfondimento per ogni tipo di patologia legata ad essa, in questo articolo parliamo di Oseonecrosi.

Questo termine indica una situazione in cui si realizza una sofferenza dell’osso causata da un limitato apporto di sangue con conseguente indebolimento dell’osso stesso.
Le osteonecrosi possono essere suddivise in 2 macrocategorie:
Le osteonecrosi primarie e le osteonecrosi secondarie.

 

Osteonecrosi primarie di ginocchio

Sono quelle in cui non vi è una causa specifica ma possiamo riconoscere dei fattori di rischio come:

  • l’alcolismo
  • l’obesità
  • alta concentrazione acido urico
  • ipercolesterolemia
  • diabete

Questa forma di osteonecrosi viene anche definita spontanea.

 

Osteonecrosi secondarie di ginocchio

Tipicamente questa forma di osteonecrosi è tipica dopo un trauma.

Molto spesso osserviamo pazienti che riprendono a fare sport come la corsa, il calcetto o il padel dopo un lungo periodo di inattività. Passare da zero a diverse ore di allenamento a settimana senza alcuna forma di gradualità può portare allo sviluppo di questa forma di osteonecrosi.

Alcune condizioni che possono facilitare la comparsa sono:

  • cicli prolungati di radioterapia
  • problemi di coagulazione
  • terapie cortisoniche protratte

Diagnosi dell’osteonecrosi di ginocchio

Il primo esame che va condotto è una semplice radiografia in 2 proiezioni del ginocchio che mette in evidenza la presenza di sclerosi e un’aumentata trasparenza dell’osso. L’esame che ci consente meglio di approfondire la diagnosi è la risonanza magnetica.

Cura dell’osteonecrosi di ginocchio

La cura dell’osteonecrosi è prevalentemente conservativa. È possibile effettuare magnetoterapia e eventualmente tecarterapia per influenzare il metabolismo dell’osso. La cosa fondamentale è che l’arto deve essere posto in scarico per evitare l’instaurarsi di deformità che possono portare ad artrosi grave di ginocchio. Solitamente la situazione rientra entro i 2 mesi.

È fondamentale mantenere il tono trofismo del ginocchio con esercizi che non prevedano la compressione dell’articolazione, quelli che vengono definiti esercizi a catena cinetica aperta.