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Con il termine “Neurodinamica” si intende quell’insieme di tecniche che il fisioterapista usa per mobilizzare il sistema nervoso. È una metodica nata a seguito di uno studio effettuato da due fisioterapisti australiani Toby Hall e Bob Elvey che dimostrarono l’efficacia e l’utilità della neurodinamica nel dolore da infiammazione nervosa attualmente il maggior esponente di questa metodica è Shacklock.

La Neurodinamica ha avuto la sua massima diffusone negli anni ’80, quando fu analizzato che: Il nervo in condizioni normali è lasso e quando viene messo in tensione, prima si “sbriglia” e se la tensione aumenta si muove e si allunga. Si mobilizza il sistema nervoso centrale o sistema nervoso periferico?Si parla di “mobilizzazione del sistema nervoso” in toto perché, fra sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) e sistema nervoso periferico c’è continuità:

  • Strutturale: fra epinevrio (membrana che avvolge i nervi) e dura madre (membrana che riveste il cervello e il midollo)
  • Chimica: utilizzano gli stessi mediatori chimici
  • Elettrica: gli impulsi elettrici sono uguali.

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Esempio di un trattamento di fisioterapia con Neurodinamica

Laura, è un’impiegata di 42 anni che da Luglio ha un dolore al polso. L’insorgenza è stata lenta e progressiva, infatti la paziente non ricordava un evento che avesse potuto provocare la sintomatologia. Ci ha descritto il dolore come “profondo” e al centro del polso. Ad agosto l’intensità del dolore era aumentata e la sintomatologia le si irradiava sino al gomito. Il suo medico di base le ha prescritto un antidolorifico (Brufen 800 mg) e le ha consigliato una ecografia per controllare che non ci fossero lesioni muscolari o cisti, la quale ha dato esito negativo.

neurodiamica trattamento

Nel corso della valutazione iniziale, in cui valutiamo attentamente i nostri pazienti prima di stabilireil percorso fisioterapico, considerando i sintomi che ci aveva descritto Laura, abbiamo preso in esame anche l’aspetto neurodinamico. Abbiamo deciso di effettuare dei test differenziali per valutare la mobilità dei nervi dell’arto superiore, fra i quali il nervo mediano, che attraversa il centrodell’avambraccio e innerva: le prime tre dita e una parte del quarto dito della mano.

Spesso un deficit di motilità di questo nervo può dare dolori al braccio (a livello del bicipite) o al polso nella sede descritta.Con il test neurodinamico è stata confermata una ridotta mobilità del nervo mediano, e da un’ analisi del rachide abbiamo notato che Laura aveva una disfunzione di movimento del tratto cervicale, infatti aveva difficoltà ad estendere il collo e a ruotarlo a destra. L’obbiettivo del ciclo fisioterapico sarebbe stato quello di ridurre il dolore al polso attraverso una migliore mobilità del nervo mediano e del tratto cervicale.

Decidiamo quindi di intervenire in questo modo:

  • terapia manuale e mobilizzazioni del rachide cervicale;
  • mobilizzazione passiva del nervo mediano;
  • tecarterapia capacitiva e resistiva al polso e all’avambraccio;
  • esercizi attivi per la colonna e per la mobilizzazione del nervo, che Laura avrebbe dovuto eseguire a casa;
  • far evitare posizioni a rischio che la nostra paziente assumeva nel corso della gionata.

Procedendo in questo modo siamo riusciti in meno di due settimane a risolvere i sintomi che Laura aveva da mesi. Come in questo caso, non sempre la sede del dolore corrisponde alla localizzazione del problema e una fisioterapia di qualità si identifica dalla capacità di saper andare oltre!

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Fisioterapista Andrea Pettirossi