06.899286 - Via Campania 37a (Zona Via Veneto) Roma info@medben.it

Le fratture del calcagno sono le più comuni del tarso, avvengono tipicamente in età adulta e sono causate quasi sempre da trauma diretto (per caduta dall’alto sul tallone). Vengono trattate con gambaletto gessato e fisioterapia. In base alla sede colpita dal trauma, sono classificate in:

  • fratture isolate dell’apofisi: quando comprendono le estremità dell’osso;
  • fratture isolate del corpo: che a loro volta si dividono in talamiche, pretalamiche e retrotalamiche;
  • fratture pluriframmentarie.

Il Calcagno è l’osso più grande del piede, ha la conformazione di un parallelepipedo rettangolare e si articola con astragalo e cuboide. Quest osso è costituito completamente da tessuto osseo spugnoso,ed è ricoperto di una corticale molto sottile che aumenta il suo spessore nel “talamo”.

Il talamo è una parte importante del calcagno al punto che viene presa come punto di riferimento per le diagnosi delle fratture; si tratta si una prominenza situata in corrispondenza della superficie articolare antero-laterale, proprio dove il calcagno deve sopportare la gran parte delle sollecitazioni trasmesse dall’astragalo.

Sintomatologia della Frattura al Calcagno

La sintomatologia è rappresentata da:
Dolore spontaneo che viene esacerbato sotto carico, alla pressione con le dita e alla percussione;
Ecchimosi con sede plantare;
Deformità per slargamento del retropiede e appiattimento della volta longitudinale del piede;
Impotenza funzionale.

Quadro Radiografico: l’Angolo d Bohler

Il quadro radiografico risulta fondamentale per diagnosticare qualsiasi tipo di frattura. Nel caso delle fratture di Calcagno, la gravità del trauma viene valutato tramite la misurazione dell’angolo tuberositario di Bohler, il quale indica il rapporto articolare tra calcagno e astragalo.
In un soggetto sano, l’angolo di Bohler è di 30 gradi, nelle fratture di primo grado può essere ridotto a 10-15 gradi, nelle fratture di secondo grado l’angolo è prossimo allo 0, e nelle fratture di terzo grado l’risulta addirittura invertito.

Complicazioni

Le complicazioni immediate sono molto rare, tra queste si ricorda il caso di una frattura esposta.
Le complicazioni tardive sono:
-l’osteoporosi;
-l’artrosi dell’articolazione e sotto-astragalica
-il piattismo del piede, che può essere motivo di stancabilità mentre il soggetto è in piedi o mentre cammina.

Trattamento Frattura del Calcagno

Per fratture isolate dell’apofisi si utilizza un gambaletto gessato con caratteristiche di carico per uno o due mesi, a seconda dell’entità del trauma.
Per fratture del corpo in cui è conservato l’angolo di Bohler si applica un gambaletto gessato per due mesi facendo attenzione a modellare la volta plantare.
Per fratture con infossamento ingente e pluriframmentarie si può interviene chirurgicamente e si immobilizza la parte interessata per circa 3 mesi.

La Fisioterapia del Centro Medben di Roma

Vi racconterò il percorso fisioterapico di Matteo, un giovane studente di 25 anni che ha subito una frattura apofisaria composta a seguito di una brusca caduta. Dopo aver tenuto il gambaletto gessato per 45 giorni, si è recato presso il nostro Centro di Fisioterapia a Roma, per la riabilitazione.

Matteo si è presentato alla valutazione iniziale con una diminuzione della muscolatura di tutto l’arto inferiore in cui era avvenuta la frattura, con dolore al movimento del piede e con una tumulazione della caviglia.
In un primo periodo, con un massaggio drenante coadiuvato dalla tecarterapia, abbiamo migliorato il drenaggio dei tessuti, che essendo rimasti immobilizzati per molti giorni, apparivano leggermente edematosi.

Con delle mobilizzazioni passive e con degli allungamenti muscolari andavamo a migliorare la mobilità dell’articolazione tibiotarsica, che era bloccata soprattutto per retrazione del tricipite della sura (il gruppo muscolare posteriore di coscia, chiamato “polpaccio”). Con delle applicazioni di Interix abbiamo contribuito a far diminuire la sintomatologia algica.

In un secondo momento, con il diminuire del dolore e l’aumentare della mobilità, ci siamo concentrati a migliorare la funzionalità del piede con:

  • il recupero muscolare mediante esercizi specifici;
  • Il recupero della propriocettività di tutto l’arto inferiore tramite esercizi e ausilii idonei al caso (come la tavola propriocettiva).

Matteo è riuscito a riprendersi completamente ed ora è tornato a fare tutte le attività che eseguiva prima del trauma.

Ft.Andrea Pettirossi