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Come abbiamo già detto nel precedente articolo esistono almeno 200 cause differenti di Mal di schiena. In questo viaggio verso la comprensione della Lombalgia dobbiamo dividere le cause in due categorie:

  1. mal di schiena di origine ortopedica, ovvero i mal di schiena dovuti a lesione o malfunzionamento delle strutture discali, ossee, articolari, nervose o muscolari;
  2. lombalgia di origine diversa da quella ortopedica.

Sebbene quest’ultima categoria sia meno interessante in Fisioterapia, voglio citare alcune cause di questo particolare sottogruppo solo a scopo chiarificativo: il Mal di schiena di origine renale e il Mal di schiena che origina dagli organi genitali femminili. In alcuni casi anche una problematica intestinale può dare sintomi sulla colonna lombare.

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Il Mal di schiena di origine ortopedica.

Come abbiamo dimostrato nel precedente articolo col test del dito, non sempre il dolore significa danno tissutale quindi non bisogna avere per forza un’ernia del disco per avere un brutto mal di schiena. Per questo ci interessiamo più a come avviene il movimento ed eventualmente alle posizioni che possono generare il dolore, piuttosto che alla mera anatomia.

Abbiamo innumerevoli ricerche e casi presso il nostro centro di fisioterapia a Roma, che confortano l’idea che tutti i pazienti che soffrono di Lombalgia hanno un movimento alterato e, pertanto, supportano l’ipotesi che sia proprio questo all’origine del disturbo. Inoltre, va considerato che, alcuni schemi di movimento alterato si ritrovano anche in pazienti sofferenti di Lombalgia cronica in fase asintomatica.

Vediamo ora quali possono essere i muscoli che lavorano male nei pazienti lombalgici, lo faremo spiegando la funzione dei muscoli stabilizzatori.

[mk_blockquote style=”quote-style” font_family=”none” text_size=”16″ align=”left”]Questi sono dei muscoli che hanno la funzione di stabilizzare la colonna vertebrale durante i movimenti.[/mk_blockquote]

Per fare un paragone possiamo dire che i muscoli stabilizzatori sono come i piedini che le gru devono piantare a terra prima di sollevare un carico.

Cosa succederebbe alla gru se non avesse i piedini ben piantati?

Ovviamente perderebbe l’equilibrio e il carico andrebbe a gravare tutto su alcune strutture logorandole. Allo stesso modo si è osservato che nei pazienti sofferenti di Lombalgia questi muscoli o funzionano meno, o si attivano in ritardo, o nei casi più gravi non si attivano per niente durante i movimenti del corpo, determinando l’usura di alcune strutture tra cui i dischi intervertebrali.

 

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In questa ottica possiamo dire che le ernie discali sono vittime di un sistema biomeccanico alterato. Il vero colpevole è il movimento alterato e non opportunamente controllato.  Nei nostri centri di Fisioterapia a Roma, durante la prima visita, valutiamo l’efficacia di questi muscoli, come questi producono il movimento e successivamente andiamo a rieducarne la funzione.

Ciò avviene tramite una serie di esercizi. Non i classici esercizi che possono essere fatti in palestra, ma esercizi specifici di Fisioterapia che richiedono grande attenzione ed un feedback continuo da parte del fisioterapista.

  Gli esercizi devo essere eseguiti con una progressione precisa:    

– Primo livello: al paziente è richiesto di contrarre volontariamente i muscoli stabilizzatori.

– Secondo livello: si integra la contrazione di questi muscoli nei movimenti più semplici.

– Terzo livello: si integra la contrazione di questi muscoli nei movimenti più complessi ed impegnativi.

Il training può prevedere movimenti funzionali che il paziente compie nella vita quotidiana come il sollevare pesi e compiere gli sforzi tipici che il paziente compie durante la giornata. Il ciclo terapeutico finisce quando il paziente dimostra l’acquisizione del nuovo schema di movimento.

Una volta ristabilita la funzionalità dei muscoli stabilizzatori si può iniziare il training di recupero del rapporto lunghezza/forza degli altri muscoli che servono a bilanciare il movimento. Anche questa fase utilizza esercizi funzionali atti al ripristino dei parametri  “normali” per quell’individuo.

La soggettività in questa fase è basilare perché un esercizio che può essere terapeutico per un individuo potrebbe non esserlo per un’altro anche se entrambi soffrono di dolore localizzato nella stessa regione della schiena.

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