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Introduzione

Il paddle è uno sport divertentissimo, facile da imparare e che non richiede una grande preparazione fisica. Questi tre elementi sono alla base del grande successo che sta avendo in questi anni. A Roma è approdato nel 2008 e in pochi anni sono sorti campi da paddle in tutta la Capitale e in tutte le principali città di Italia.

Nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma seguiamo atleti che praticano paddle da più di 7 anni. Come puoi facilmente immaginare, in questo lungo periodo abbiamo avuto una vasta casista di trattamenti post traumatici legati a questo sport, e ciò ci ha permesso di conoscere a fondo sia il paddle che i sovraccarichi articolari a cui si è sottoposti mentre si gioca.

Nel nel corso di questo articolo analizzo tre argomenti:

  1. gli infortuni più diffusi tra i giocatori di paddle,
  2. la cura: tempo di recupero, dispositivi fisici, tecniche manuali e di bendaggio,
  3. la prevenzione: come poter giocare senza correre il rischio di farsi male.

Gli infortuni nel paddle

Il campo da paddle è più piccolo di un campo da tennis, circondato da pareti e con al centro una rete che divide il campo in due. Già queste tre informazioni ci danno un quadro generale delle caratteristiche degli infortuni articolari che possono generarsi.

Non essendo uno sport in cui si percorrono lunghe distanze il rischio di subire degenerazioni tendinee alle gambe, come nel caso dei runner o dei ciclisti, è molto limitato, così come i traumi da impatto poiché non c’è mai uno scontro fisico diretto con l’avversario, anzi, se giochi anche TU a Paddle saprai che è molto probabile che avvenga contro la parete o contro il compagno d squadra.

Allo stesso tempo il paddle è caratterizzato da rapidi cambi di direzione, un uso della racchetta molto intenso e diverso rispetto al tennis. Questi due elementi, se il giocatore non ha una buona preparazione fisica, possono dimostrarsi un’importante fattore di rischio per:

  • distorsioni articolari: a caviglie e ginocchia. Spesso il controllo motorio dell’atleta non è stato allenato adeguatamente e soprattutto nell’ultima fase della partita, con l’insorgere della stanchezza, possono verificarsi questi traumi.
  • Infiammazioni ai muscoli del gomito: solitamente si tratta di epicondilite, ossia di un’infiammazione al tendine dei muscoli epitrocleari. Questo gruppo muscolare è quello più coinvolto nel controllo della racchetta, e per questo è più soggetto a condizioni dolorose.
  • Problematiche articolari alla spalla. La spalla del braccio che tiene la racchetta, spesso può andare incontro a delle disfunzioni di movimento, una delle più frequenti è chiamata impingement o conflitto subacromiale, e consiste in una sensazione dolorosa nella parte superiore della spalla quando alziamo il braccio. Molti pazienti si sono rivolti al nostro Centro perché avvertivano dolore ogni qualvolta effettuavano una Badeja. In questa condizione, i muscoli stabilizzatori della spalla non sono reclutati in maniera adeguata, e la testa dell’omero non muovendosi in modo fisiologico crea un “conflitto” con le strutture muscolo-tendinee soprastanti.
  • Mal di schiena: è soggetta soprattutto la parte bassa della schiena, il tratto lombare. Si chiama lombalgia (= dolore nel tratto lombare) I rapidi cambi di posizione, e la multi direzionalità dei movimenti richiede un reclutamento costante dei muscoli del rachide.

La cura degli infortuni nel puddle

 

Un percorso riabilitativo personalizzato

Nel nostro Centro  di Fisioterapia a Roma il trattamento fisioterapico è specifico per ogni persona. Non usiamo applicare protocolli prestabiliti perché non curiamo la patologia ma la persona; in base ai sintomi e alle caratteristiche di quest’ultima elaboriamo il piano terapeutico.

Nell’ultimo mese abbiamo curato due pazienti che, mentre giocavano a paddle, hanno subito infortuni articolari nello specifico due distorsioni di caviglia. I due pazienti non si conoscevano e si sono infortunati in due momenti diversi, giocando in circoli differenti, ma la modalità di infortunio è stata molto simile. In risposta ad un pallonetto, saltano per anticipare il colpo, e nell’atterrare poggiano male il piede a terra e subiscono la distorsione.

Il primo giocatore che si è presentato nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma si chiama Matteo (i nomi ho dovuto cambiarli per motivi di privacy), ha 65 anni, in passato aveva subito già altre distorsioni sulla stessa caviglia, è in leggero sovrappeso e gioca a paddle nel fine settimana da pochi mesi. Come molto spesso capita è un ex giocatore di tennis, che dopo aver impugnato la racchetta di paddle la prima volta per scherzo non l’ha più mollata.

Il secondo giocatore si chiama Massimo, ha 25 anni e gioca a paddle da quando questo sport è approdato a Roma (circa 9 anni). È in perfetta forma fisica e l’infortunio è capitato in un periodo di allenamento molto duro perché si stava preparando per un importante competizione di paddle.

Viene da sé che i percorsi riabilitativi e le tempistiche di guarigione sono stati differenti:

  • Nel primo caso, dopo aver sfiammato la regione colpita dalla distorsione, abbiamo dovuto fare un lavoro di recupero della stabilità della caviglia, utilizzando la DELOS (un sistema posturale propriocettivo dinamico) affinché Matteo non rischiasse di andare incontro a recidive.
  • Nel secondo caso, i tempi di recupero sono stati molto più brevi, sia perché la biologia di un tessuto giovane reagisce più velocemente e sia perché il ragazzo era portato avanti da una grande motivazione al recupero e quindi abbiamo pianificato un percorso riabilitativo molto più intenso (circa 5 terapie a settimana).

Perché i trattamenti Medben sono efficaci

Trattiamo con successo gli infortuni articolari legati al paddle da anni.

La caratteristica dei nostri trattamenti, oltre ad essere specifici per ogni pazienti, è nella sinergia tra tecniche manuali, tecniche di bendaggio e terapia fisica. Nella vita come in medicina, l’unione delle eccellenze fa la forza.

Prendiamo le migliori tecniche di terapia manuale e osteopatia, e le completiamo con le stimolazioni biologiche garantiteci dai mezzi fisici, creando una sinergia riabilitativa ottimale.

I mezzi fisici più usati

I mezzi fisici più utilizzati per le patologie che ti ho elencato in questo articolo sono:

  • Laser HILT: è un laser ad alta potenza che a differenza degli altri dispositivi laser, riesce ad agire anche in profondità. Ci sono condizioni di epicondilite che riusciamo a risolvere avvalendoci solo di questo dispositivo.
  • Tecarterapia: è uno strumento di terapia fisica che per mezzo di microonde fa produrre calore endogeno (interno) nella zona trattata. Soprattutto per le lombalgie, l’utilizzo di questo macchinario riesce a dimezzare i tempi di recupero, garantendo beneficio fin dalla prima seduta.
  • Cryioultrasuond: è un dispositivo di ultrasuoni a freddo. Nel caso di dolore acuto, come nelle distorsioni alla caviglia, è un ottimo rimedio nella prima fase del ciclo fisioterapico.
  • DELOS: sistema propriocettivo posturale dinamico, costituito di una tavoletta oscillante collegata ad un computer. Dal monito del pc, il paziente ha un feedback visivo della stabilità del suo piede sopra la tavoletta, e sempre tramite il monitor può effettuare dei percorsi di movimento che migliorano il controllo motorio sull’arto infortunato.
  • PEDANA VIBRANTE BOSCO SYSTEM: è una pedana vibrante che è impostata con delle frequenze specifiche e consente un allenamento muscolare molto efficacie.
  • Magnetoterapia: dopo alcuni trattamenti consigliamo ai nostri pazienti di usufruire di un servizio noleggio magnetoterapia domiciliare da utilizzare appunto in casa.

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