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Cosa è il polso, un po di anatomia

Il polso è l’articolazione che collega la mano con l’avambraccio, ed è caratterizzata da un’ampia escursione articolare che ci permette di effettuare al meglio i movimenti con i quali svolgiamo le attività manuali, come la prensione.

Ossa e legamenti

Da un punto di vista anatomico e funzionale, il polso comprende due articolazioni differenti:

  • Articolazione radio-carpica: in fisiologia articolare è nominata “condiloartrosi”, ossia in cui vi è un segmento osseo che funge da cavità (in questo caso il radio) e un altro che forma la sporgenza detta condilo (che nel polso è rappresentata dalle ossa della mano). Questo tipo di articolazione consente i movimenti di flessione, estensione, abduzione e adduzione. L’insieme di questi quattro movimenti permette di effettuare il movimento conoidale chiamato circumduzione.

Come suggerisce il nome, questa articolazione è costituita dall’estremità distale (la parte verso le dita) del radio e dell’estremità prossimale (più vicina al centro del nostro corpo) della prima fila di ossa carpali della mano.

Il radio ha una relazione articolare diretta con l’osso navicolare (detto anche scafoide) e l’osso semilunare. L’osso pisiforme e l’osso piramidale, che si trovano nel lato ulnare, per mezzo di un menisco articolare hanno un rapporto “indiretto” con l’estremità ulnare.

  • Articolazione radio ulnare distale: in fisiologia articolare questo tipo di articolazione si chiama ginglimo angolare laterale, e cioè che consente il movimento in un solo piano dello spazio, e nel caso di queste due ossa è come se ruotassero attorno ad un asse centrale. Nel movimento di pronazione, cioè quando portiamo il lato palmare della mano verso il terreno le due ossa si incrociano, mentre nel movimento di supinazione, quando la faccia palmare della mano è rivolta verso l’alto, radio e ulna sono parallele. Come saprai già, l’avambraccio è costituito di due ossa:
  1. Il radio: che si trova dal lato del pollice;
  2. L’ulna che si trova dal lato del mignolo.

Muscoli di movimento

I muscoli che consentono i movimenti del polso sono muscoli che provengono dall’avambraccio, principalmente si tratta di muscoli epicondiloidei – che originano da una sporgenza ossea detta epicondilo – e muscoli epitrocleari – che originano da una sporgenza ossea chiamata epitroclea. Nell’elenco che puoi vedere qui di seguito li trovi tutti:

  • Muscoli estensori del carpo: m. radiale breve, m. radiale lungo e m. ulnare);
  • Muscolo estensore comune delle dita;
  • Muscolo estensore lungo del pollice;
  • Muscoli flessori del carpo: m. radiale e m. ulnare;
  • Muscolo flessore superficiale delle dita;
  • Muscolo flessore lungo del pollice;
  • Muscolo abduttore lungo del pollice.

I nevi che passano nel polso per innervare la mano

Si tratta di tre nervi:

  1. Il nervo radiale: innerva il dorso della mano nella regione compresa tra pollice e dito medio;
  2. Il nervo mediano: innerva il pollice e le tre dita successive. Il nervo mediano, come suggerisce il nome passa al centro del polso. In alcuni casi (ad esempio un deficit di stabilità) questo nervo viene compresso e può generare quella condizione dolorosa conosciuta con il nome di “tunnel carpale”.
  3. Il nervo ulnare: innerva il mignolo e la metà esterna dell’anulare.

I legamenti che lo stabilizzano

Il polso non ha grandi legamenti robusti che lo stabilizzano, poiché è un’articolazione che necessità di una grande mobilità per adempiere alle funzioni della mano. Oltre i piccoli legamenti che stabilizzano le ossa metacarpali con il radio e l’ulna, ci sono i legamenti collaterali (radiale e ulnare), e i legamenti radio – carpali (palmare e dorsale) .

Il suo punto debole

Quella che è una ottima particolarità di questa articolazione ovvero l’ampia mobilità, allo stesso tempo si dimostra il principale aspetto di vulnerabilità per questa articolazione. Come avrai letto, non ci sono muscoli propri del polso che siano in grado di garantirgli stabilità, e questo molto frequentemente genera problemi. La spalla ad esempio ha ben quattro muscoli (la cuffia dei rotatori) deputati a stabilizzare l’omero nella cavità glenoidea della scapola, mentre nel polso oltre a non esserci muscoli non c’è una robustissima “copertura” legamentosa o capsulare.

Il deficit di stabilità di polso è causato da movimenti ad ampia escursione articolare ripetuti costantemente, e può dare sintomi differenti. Luca ad esempio, è un paziente del nostro Centro di Fisioterapia a Roma. Ha 16 anni e dopo avere effettuato un intenso periodo di attività fisica in palestra, ha avuto la formazione di una cisti tendinea nel polso destro. Abbiamo valutato attentamente l’escursione articolare dei suoi polsi ed entrambi risultavano avere un’eccessiva estensione. Nel corso dell’anamnesi infatti Luca ci ha detto che eseguiva ogni giorno delle serie di piegamenti delle braccia a terra (chiamate comunemente “flessioni”) e anche in palestra lavorare sempre con il polso in estensione quando impugnava i manubri dei macchinari. È molto probabile che alla base ci fosse una lieve condizione di lassità del tessuto connettivo che abinata a delle posture e a dei movimenti ripetuti, ha prodotto una diminuzione della stabilità articolare del polso. Questo defici di stabilità può dar origine a patologie come “cisti tendinee”, compressioni nervose come “tunnel carpale” o tendiniti.

Ovviamente il deficit della stabilità è uno dei tanti fenomeni eziologici delle affezioni del polso.

Quale è una delle principali tendiniti del polso?

Una delle più diffuse tendiniti al polso è sicuramente la Tendinite di De Quervain! Si una patologia che coinvolge principalmente il polso e prende il nome del medico che la studiò per primo, nel lontano 1895. Si tratta di una condizione infiammatoria della guaina posta alla base del pollice e che riveste i tendini di due muscoli che come abbiamo visto in precedenza sono responsabili di alcuni movimenti di questa articolazione:

  • l’abduttore lungo;
  • l’estensore breve del pollice.

A causa di sforzi ripetuti o di microtraumi, la guaina può infiammarsi e ispessirsi, riducendo lo spazio per lo scorrimento del tendine e producendo di conseguenza un deficit motorio e una sintomatologia dolorosa.

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Perché insorge la tendinite al polso

I principali fattori di rischio sono rappresentati da tutte quelle attività che richiedono un sovraccarico dei tendini sopradescritti:

Mestieri: oltre ai lavori manuali come meccanico, elettricista, idraulico, muratore e macellaio, sembra che anche coloro che lavorano per molte ore al computer siano a rischio. Infatti, soprattutto il polso della mano che controlla il mouse è sottoposto ad uno sforzo continuo per molte ore e per molti giorni durante l’anno!

Sport: tutte le attività sportive che richiedono l’impegno del polso come ping pong, tennis, sollevamento pesi o ginnastica artistica. Come è successo al nostro paziente Luca, è molto importante anche il “come” si esegue lo sport, le modalità e le frequenze di allenamento, il carico sulle articolazioni ecc…

Periodo dell’allattamento (per le mamme): non è un caso se la tendinite di De Quervain era chiamata “la malattia delle balie”. C’è da dire che soprattutto nell’ultimo periodo, quando il bambino aumenta di peso, è frequente che le mamme, e anche se più di rado anche i papà, riportino questo tipo di patologia nell’arto che usano di più.

Idiopatica: capita spesso che tale patologia insorge senza alcuna reale causa, alcuni studiosi ipotizzano una causa ereditaria.

I sintomi della tendinite al polso

La sintomatologia è caratterizzata dalla presenza di dolore nella parte laterale del polso, dove si articolano pollice e radio. Capita che il dolore si estenda per tutta la superficie dorsale del pollice o che comprenda anche l’avambraccio. In molti casi è presente anche una tumefazione della guaina, rossore, e la presenza di formicolio nella regione del polso, per il coinvolgimento di un ramo nervoso del nervo radiale.

Il trattamento della tendente al polso

Vi racconto il caso di Giovanni, un meccanico di 52 anni anni, che soffriva da tempo ad un dolore al polso, precisamente in prossimità del pollice. Non è mai stato un dolore acuto e dopo due mesi, vedendo che la sintomatologia non era migliorata ha deciso di recarsi al nostro Centro di Fisioterapia a Roma.

In condizioni del genere nella valutazione iniziale cerchiamo di capire se la sintomatologia è provocata dalla sede in cui il paziente avverte il dolore, o se si tratta di dolore riferito. Il dolore riferito è una condizione provocata da articolazioni che non corrispondono alla sede del dolore, nel caso del polso potrebbero essere implicate articolazioni vicine (es. gomito) o se il dolore è di origine nervosa, potrebbe essere prodotto da una disfunzione del tratto cervicale.

Dopo aver effettuato tutti i test clinici, abbiamo notato che si trattava di una tendinite di De Quarvain, e abbiamo potuto pianificare il ciclo di trattamenti fisioterapici assieme al nostro paziente.

Prima di tutto abbiamo consigliato al nostro paziente di tenere a riposo l’articolazione e di indossare un tutore nel corso della giornata.

Nelle prime sedute, integrando le migliori tecniche di terapia manuale con l’utilizzo di potenti mezzi fisici come il laser HILT, gli ultrasuoni e il neuromodulatore Interix, abbiamo effettuato una terapia antalgica, cioè mirata a ridurre il dolore. Secondo quanto ha riportato Giovanni, la fisioterapia delle prime quattro sedute ha ridotto il dolore da un punteggio iniziale di 7/10 a 3/10.

Col migliorare della sintomatologia di Giovanni, gli ultrasuoni e il laser ad alta potenza sono stati sostituiti con la tecarterapia. In questo momento terapeutico, un miglioramento della vascolarizzazione e del drenaggio dei tessuti, che sono tra i principali effetti della tecar, si sono dimostrati fondamentali per accelerare i processi di recupero. L’utilizzo della tecar è stato integrato con la terapia manuale al fine di migliorare la mobilità dell’articolazione. Il tutore è stato sostituito con un comune “polsino”, di quelli che usano i giocatori di tennis.

Dopo due settimane Giovanni ci ha riferito la scomparsa della sintomatologia. A questo punto, con esercizi specifici per migliorare il tono muscolare e la propriocezione è stato possibile stabilizzare i progressi ottenuti e impedire l’insorgere di recidive.

Questo è un esempio di come si possa risolvere un dolore causato da una tendinite al polso. Se anche tu soffri di un dolore al polso, e hai voglia di risolverlo una volta per tutte, vieni al nostro Centro di Fisioterapia a Roma, noi fisioterapisti ti aspettiamo per una valutazione gratuita!

Fisioterapista Andrea Pettirossi

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