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Introduzione

Le coste rientrano nella categoria delle ossa “piatte”, sono 12 paia di ossa simmetriche che insieme allo sterno e alla colonna vertebrale formano la gabbia toracica. Posteriormente si articolano con le vertebre mentre anteriormente i primi sette segmenti costali si articolano direttamente con lo sterno, l’ottava, la nona e la decima costa si articolano tra di loro e con la settima costa, e le ultime due (undicesima e dodicesima) sono dette “false” o “fluttuanti” poiché non si articolano con lo sterno.

La frattura costale

La forma allungata e sottile consente alle coste un’ottima mobilità, elemento fondamentale per la respirazione e per il movimento del tronco, ma allo stesso tempo non le rende resistenti agli urti per questo le coste hanno un alto rischio di lesioni, soprattutto in soggetti anziani con osteoporosi.

Il rischio delle fratture scomposte alle costole è quello di danneggiare gli organi interni, come: polmoni (causando lo pneumotorace),milza, fegato e più raramente il cuore e i grossi vasi.
Le lesioni costali, per lo più fratture composte o “crinature”, sono provocate da un trauma diretto quale una caduta, un forte scontro o un incidente automobilistico. Negli sport da contatto come le arti marziali, il pugilato, il rugby o il football americano, la frattura costale è una delle lesioni ossee composte più diffuse.

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Quali sono i sintomi di una frattura costale?

I sintomi generali sono quelli che si hanno in ogni frattura:

  • Ematoma;
  • Dolore alla compressione;
  • Difficoltà a respirare;
  • Difficoltà di movimento del tronco e del braccio omolaterale.

Si possono riscontrare altre condizioni cliniche in relazione:

  1. al tipo di frattura: tra una frattura composta e una frattura scomposta, il quadro clinico cambia completamente. Come hai letto in precedenza, una costa fratturata e scomposta potrebbe comportare la lesione di organi interni molto importanti come il polmone.
  2. al tipo di costa colpita: si tratta di 12 paia di ossa, che dal margine inferiore del collo si estendono verticalmente fino alla cavità addominale. Inoltre dalla prima all’ultima costa c’è anche una differenza strutturale, la prima costa è piccola e ancorata saldamente allo sterno e alla colonna dorsale, mentre la dodicesima costa è addirittura fluttuante, ossia nel margine anteriore non si articola con alcuna struttura. Quindi è ovvio che se si lesiona la prima costa (molto raro) ci sarà una condizione clinica ben differente rispetto alla lesione della settima o della dodicesima costa.
  3. al punto della costa in cui avviene la lesione: le coste si estendono dalla parte posteriore del nostro corpo (colonna dorsale) a quella anteriore (sterno). Nella parte posteriore ci sono strutture anatomiche (come organi, muscoli, articolazioni e legamenti) differenti da quelle che si trovano anteriormente. Di solito la parte in cui si lesionano le coste è quella centrale, raramente si lesionano in prossimità dei margini articolari.
  4. all’età del paziente: la frattura di un paziente ha un decorso e una storia clinica differente da quella che può avere un atleta agonista di 23 anni. Ho parlato di due elementi in particolare:
  • Decorso: sta ad indicare la rapidità di recupero. In un soggetto giovane che pratica sport agonistico c’è una biologia tessutale e una spinta motivazionale che permette una maggiore velocità di recupero. In un soggetto anziano, over 70, che ha subito una frattura osteoporotica (per una debolezza ossea) dopo una caduta dentro casa si deve pianificare un ciclo fisioterapico che tenga conto delle condizioni fisiche, e di una probabile presenza di comorbilità ( = la presenza di più patologie in un individuo).
  • Storia clinica: solitamente un soggetto giovane e sportivo, non ha subito interventi chirurgici particolari, non ha sofferto di patologie gravi e non è affetto da disabilità particolari. Questi elementi sono presenti con maggiore probabilità in una persona più avanti negli anni, e questo è importante sia nei tempi di recupero che nella tipologia di trattamento che si andrà a fare.
  1.   alla sua condizione fisica.

Ogni frattura costale, per essere diagnosticata necessita della conferma dell’esame radiografico e talvolta, soprattutto nel caso di microfratture, anche di un Risonanza Magnetica.

In questo articolo vi parlerò di un caso di frattura composta della settima, ottava e nona costa.

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Il Caso Clinico

Ti racconto il percorso fisioterapico di Giorgio, un giovane avvocato di 30 anni che è nostro paziente da anni. Giorgio lo scorso inverno ha subito una brutta caduta mentre sciava, riportando una frattura composta della settima, dell’ottava e della nona costa del lato destro.

In questi casi si effettua una fasciatura che non limiti la respirazione ma contenga il movimento del tronco e si consiglia il paziente di stare a riposo per almeno due settimane.

Infatti, come per ogni frattura l’elemento chiave per velocizzare la calcificazione è l’immobilità. Per dare un aiuto al normale processo di guarigione, si può usare la magnetoterapia e in alcuni casi la Pompa Diamagnetica CTU.

Cosa è la magnetoterapia e come funziona?

La magnetoterapia è un macchinario che genera un campo magnetico a bassa intensità.

L’utilizzo di questo campo magnetico in medicina è utilizzato in numerose patologie fra le quali: l’artrosi, l’osteoporosi e il recupero delle lesioni osse.
Nel caso delle fratture, la letteratura scientifica conferma che l’applicazione di magnetoterapia aiuta a velocizzare il processo di calcificazione ossea.

Giorgio, appena è rientrato a Roma si è rivolto al nostro Centro di Fisioterapia a Roma. Gli abbiamo dato subito la magnetoterapia, e gli abbiamo spiegato che in caso di frattura è preferibile utilizzare questo mezzo fisico tutti i giorni per almeno cinque ore al giorno nei venti giorni in cui doveva stare a riposo a casa.

Dopo il periodo di riposo, Giorgio ha effettuato un esame radiografico di controllo e ha ricevuto la conferma dall’ortopedico che le fratture composte si erano calcificate. Il paziente non accusava alcun tipo di fastidio alla pressione nella sede della frattura, ma avvertiva un fastidio generalizzato alla colonna, in particolare nel tratto dorso-lombare. Questo tipo di sensazione è normale dopo aver subito una frattura di questo tipo.

La Fisioterapia per il recupero della mobilità

Nel nostro Centro di Fisioterapia a Roma i fisioterapisti integrano le migliori tecniche di terapia manuale e osteopatica con mezzi fisici ad alta tecnologia, al fine di offrire al paziente i migliori benefici derivanti dai due approcci.

Nel caso di Giorgio, abbiamo usufruito:

– Massoterapia e tecarterapia, in prossimità della sede di frattura per mobilizzare i tessuti;

-laser HILT : un laser ad alta potenza;
– Mobilizzazioni manuali  sia della colonna che della gabbia toracica;
– Posture ed esercizi fisici attivi che Giorgio ha effettuato sia a studio che a casa.

Sono bastate poche sedute di fisioterapia per recuperare il completo movimento della gabbia toracica e di tutto il tronco, e far star bene il nostro paziente.

Abbiamo consigliato inoltre a Giorgio di usufruire del servizio di noleggio magnetoterapia domiciliare per continuare la riabilitazione in casa.

Appena è tornato in ottime condizioni di salute, per mantenere una buona forma fisica, anche Giorgio ha scelto di iniziare dei cicli mensili di fisioterapia preventiva presso il nostro Centro di Fisioterapia a Roma.

Fisioterapista Andrea Pettirossi

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