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Incontinenza URINARIA FEMMINILE

Nessuno ne parla perché è un problema che riguarda la sfera intima del mondo femminile, eppure affligge il 10% delle donne sopra i 40 anni. Pensa a 10 tue amiche…l’hai fatto? Bene, sappi che una di loro soffre d’Incontinenza urinaria femminile.

La buona notizia è che esistono trattamenti fisioterapici  specifici, che possono aiutarti a risolvere questa condizione in modo facile e veloce.

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Per comprendere come sia possibile con la fisioterapia risolvere la problematica dell’incontinanza urinaria femminile è importante comprendere cosa sia l’incontinenza e quali sono i fattori che la determinano.

incontinenza urinaria

Si tratta di una perdita involontaria di urina che può verificarsi in diverse situazioni. Le più tipiche perdite accadono durante gli sforzi come per esempio quello che si compie per portare dei pesi o più semplicemente durante la tosse o ridendo. In questo caso parleremo di incontinenza da sforzo.

Si parla anche d’incontinenza urinaria quando si ha sempre urgenza di andare a fare pipì, come se non si riuscisse a trattenerla. In questo caso parlertemo di urge incontinence.

incontinenza urinaria: legami con la gravidanza

Fattori aggravanti possono essere rappresentati dalla lacerazione del perineo durante il parto o l’incisione del perineo praticata dall’ostetrica al fine di favorire l’uscita del bimbo. Anche un aumento di peso importante durante la gravidanza può favorire l’instaurarsi del disturbo. L’uomo soffre d’incontinenza urinaria solo a seguito di prostatectomia.

Incontinenza urinaria femminile: rimedi naturali

La prima cosa è fare un test iniziale di monitoraggio del sintomo notando quali sono le attività che comportano la perdita di urina. Successivamente iniziare con piccoli esercizi di autotrattamento.

Tra questi il più semplice è quello di interrompere il getto dell’urina per qualche secondo per poi riprendere. Durante l’interruzione del getto, i muscoli del pavimento pelvico saranno contratti e quindi si realizzerà una contrazione muscolare avente funzione allenante. È fondamentale che lo stesso tipo di contrazione sia fatta anche in altri momenti della giornata e in posizioni diverse da quella seduta. L’incontinenza si verifica maggiormente in piedi quindi sarà utile replicare lo stesso tipo di contrazione anche da in piedi.

Lavora in questo modo per almeno 3 settimane e se non vedi variazioni rispetto al test iniziale allora è il momento di affidarti al nostro Programma Riabilitativo Specifico per lì’incontinenza urinaria femminile.

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PERCORSO RIABILITATIVO SPECIALISTICO DI MEDBEN PER L’INCONTINENZA

Il piano terapeutico si avvale di esercizi specifici, ad esempio quelli di Kegel, che possono avvenire con o senza l’ausilio di un dispositivo chiamato Biofeedback. Questo strumento consente di monitorare la forza di contrazione dei muscoli del piano pelvico e quindi la paziente ha chiara percezione di come eseguire gli esercizi.

Molto spesso, infatti, le pazienti invece di contrarre i muscoli pelvici contraggono i muscoli che stringono le cosce che non hanno una funzione di contenimento sull’urina.

Riacquistare un giusto schema di contrazione è alla base di questa fase riabilitativa.

La stessa strumentazione può fornire inoltre degli stimoli elettrici tonificanti la muscolatura del pavimento pelvico.

Oltre alla terapia con biofeedback e elettrostimolazioni è possibile associare un trattamento con energia vibratoria per tonificare ulteriormente i muscoli del pavimento pelvico. In questo caso la paziente eseguira le contrazioni della muscolatura del pavimento pelvico sopra una pedana vibrante. 

Il tutto avviene senza disagi o dolore e sempre sotto la stretta sorveglianza della fisioterapista che insegnerà anche una serie di esercizi da eseguire a casa.

Come abbiamo già detto la fisioterapia ha lo scopo di prendere consapevolezza di come contrarre in maniera specifica i muscoli del pavimento pelvico mentre l’effettiva tonificazione si avrà grazie agli esercizi eseguiti a casa.

Un ciclo composto da 12 sedute a cadenza bisettimanale è nella maggior parte dei casi sufficiente a produrre un sostanziale miglioramento della sintomatologia e talvolta anche risolutivo.

Solo nei casi più gravi potrebbe essere necessario un trattamento più lungo. Se la sintomatologia si è instaurata negli ultimi mesi di gravidanza è opportuno aspettare almeno un mese dopo il parto per iniziare il trattamento riabilitativo.

Aspettare di più non è una buona soluzione in quanto le situazioni più gravi trovano come soluzione esclusiva la chirurgia e aspettare non fa altro che cronocizzare il distrurbo.

Ah, dimenticavo, condividi su Facebook questo articolo perché, tra le tue amiche, c’è sicuramente qualcuna che soffre di questo disturbo e grazie a Te potrà tornare a stare bene.

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